LECTIO VANGELO I DOMENICA QUARESIMA ANNO B

Dal vangelo secondo Marco (1,12-15)

12 Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto 
13 e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 
15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».

Entriamo in questo tempo di quaresima come accade a Gesù in questo vangelo: “sospinti dallo Spirito Santo nel deserto!” Il deserto è luogo in cui il popolo di Israele si è lasciato trasformare il cuore da Dio dopo la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Non un tempo di tristezza e penitenza fine a se stessa ma un tempo di riscoperta di quello che abita nel nostro cuore (certo non tutto piacevole) ma sempre in vista di un rinnovamento, di una conversione verso la vita vera che Cristo ci ha donato attraverso il mistero della sua Pasqua.

L’augurio che vogliamo farci è ben espresso da San Paolo quando dice “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”. La Quaresima come tempo favorevole per riscoprirci, nell’essenzialità e nel silenzio, non soli ma amati e sospinti dall’amore di Dio capace di trasformare ogni cosa!

Più che la struttura del testo, questa volta è interessante evidenziare come l’evangelista Marco “mette in fila” alcuni episodi della vita di Gesù:

nel capitolo 1 troviamo:
Vv 9-11: il battesimo di Gesù che riceve dal Padre la missione di Figlio di Dio: “tu sei il figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.
Vv 12-13 (prima parte del vangelo di questa domenica): Gesù è sospinto subito dallo Spirito Santo nel deserto, dove viene tentato da Satana
Vv 14-15 (seconda parte del vangelo di questa domenica) annuncio di Gesù che “il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino”.

vediamo il brano più da vicino, in particolare i primi due versetti

12
 Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto 

13 e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana…

Poco prima Gesù aveva ricevuto nel battesimo, mettendosi in fila con i peccatori, la sua missione da Figlio di Dio che il Padre gli rivela. Lo Spirito Santo infatti era sceso su di lui: “ tu sei il figlio mio prediletto, in te ho posto il mio compiacimento”. Gesù quindi riceve dal Padre la grandezza e il fine della sua missione: Figlio di Dio! ma il Padre non gli dice come realizzare questa missione, perché questo dono ha bisogno di essere realizzato nella sua libertà. Questo dono quindi deve passare per la prova del deserto che potremmo anche chiamare la prova della libertà. Troppo spesso pensiamo che Gesù, siccome era Dio, non ha fatto fatica ad essere fedele al progetto del Padre che lo ha portato a morire appeso su una croce. Non è così! Gesù è vero Dio ma anche vero uomo, nella liturgia eucaristica diciamo “Egli offrendosi liberamente alla sua passione…”. Gesù quindi va nel deserto per essere messo alla prova e decidere, nella sua libertà, di compiere la sua missione fidandosi e dicendo Sì al progetto del Padre.

La prova allora di per se non è qualcosa che ha a che fare con il peccato, tutta la nostra vita è piena di prove, di tentazioni: cioè di situazioni “sotto sforzo” necessarie da attraversare per trasformare e far maturare, attraverso la nostra libertà, le scelte che abbiamo fatto fidandoci del Signore.

Il testo dice che “lo spirito lo sospinse nel deserto” ma la traduzione esatta sarebbe “cacciato-scaraventato fuori”, nel deserto. Lo Spirito Santo non mette Gesù in un posto privilegiato, dicendo: adesso che hai lo Spirito sei protetto da tutto, sei protetto anche dalla realtà ma lo scaraventa nel deserto. Quindi, invece di preservarci, deresponsabilizzarci, lo Spirito Santo ci fa passare per il deserto e nel deserto bisogna camminare, non si può stare fermi, se no si muore, l’uomo infatti deve camminare per raggiungere una meta. Non è già dato all'uomo ciò che sarà. L'uomo è ciò che diventa e diventa, ciò che si propone e che sceglie liberamente.

Ma il deserto, come dicevamo, è il luogo della prova, della tentazione e la tentazione più grande nel deserto è quella della rinuncia, quella di sedersi: sperimento delle difficoltà, dico che ho sbagliato tutto, è difficile, basta! Arriva lo scoraggiamento. La tentazione allora è la stessa realtà che può essere vissuta in due modi diversi: può essere l’occasione dove tu cresci nell'esperienza, nella fiducia nel Signore, nella comprensione profonda della realtà, magari cadi, sbagli ma trovi la forza di riappoggiarti al Signore e alla sua misericordia, trasformando la tua vita e le scelte che hai fatto. Oppure la tentazione può essere vissuta acconsentendo a Satana, che S. Ignazio chiamava “il nemico della natura umana”, che ci invita sempre alla rinuncia, al sederci di fronte i nostri sbagli e fallimenti; di restare sempre lì a litigare con noi stessi, con gli altri; nel rifugiarci nel passato o nel fare fughe in un futuro che continuiamo disperatamente a “vestire” con i nostri ideali.

Guardiamo la nostra vita e ci accorgiamo che ogni santo giorno è come sentirci un po’ scaraventati nel deserto. In una realtà che non è mai come ce la siamo immaginata ma è sempre (o quasi) un evento caotico in cui, “sotto sforzo”, siamo chiamati a fare delle scelte. Infatti spesso la nostra famiglia è un evento caotico, la mia vita da prete è un evento caotico, lavorare (se ce l’hai) è spesso un evento caotico, crescere un figlio è un evento imprevedibile, una malattia che ti arriva addosso senza senso… è in tutto questo che ognuno di noi è chiamato continuamente a scegliere se vedere le cose o come occasione per fidarsi con coraggio del Signore e lasciare che lui trasformi la nostra vita, oppure sederci e rassegnarci…

Iniziamo quindi la quaresima “scaraventati dalla Spirito nel deserto” e se lo spirito Santo ci scaraventa ancora nel deserto significa che il Signore non ha finito con noi, con la nostra storia; decide di portarci nel deserto per farci riprendere, nella sua fiducia, il nostro cammino. Siamo chiamati a vedere questo tempo di quaresima come il tempo dove, attraverso il silenzio e l’ascolto della Parola di Dio, ritroviamo la forza e il coraggio per scegliere e ri-scegliere fidandomi del Signore. Cercare di rileggere le “prove sotto sforzo” a cui siamo sottoposti come occasione per lasciare che il Signore rinnovi la nostra vita.

…stava con le fiere e gli angeli lo servivano. 

Le fiere sono le bestie selvatiche, ed è molto bella questa immagine di armonia tra le bestie selvatiche e gli angeli. Nel deserto, nel momento della prova escono i mostri, le bestie selvatiche che ci portiamo dentro e che rappresentano tutto quello che è rimasto irrisolto nella nostra vita e che magari continua a renderci schiavi. Quante persone vediamo che portano dentro di se ferite provocate dal male ricevuto che genera continui rancori; oppure persone che non si sono riconciliate con i propri fallimenti e vivono nella rassegnazione. Quante persone nascondono dietro la corazza della freddezza, della cattiveria, della continua polemica, il fatto che non hanno accettato la loro storia, come sono andate alcune cose. La quaresima è anche il tempo favorevole per rivedere la nostra storia, le “bestie selvatiche”che ci portiamo dentro, dalla parte di Dio. Decidersi di cambiare nella nostra vita significa partire proprio da qui: “scoperchiare la pentola del nostro cuore” per metterla con fiducia sotto la grazia di Dio e la sua misericordia, lasciando che lui piano, piano ci riconcili con la nostra storia.

 

Buona domenica.

Don Paolo
Testi di rifermento per questa lectio:
Commento al vangelo della domenica, Don Fabio Rosini
Commento al Vangelo di Marco, Padre Silvano Faust